Cinque secondi: riscoprirsi padre

Il film di Virzì scorre inizialmente con scene un poco stereotipate: Adriano Sereni, avvocato di successo, ha scelto il ritiro sociale dopo che qualcosa di drammatico ha sconvolto la sua vita.


Burbero e inselvatichito, si è isolato in una tenuta di proprietà di una nobile famiglia ora decaduta.


Quando un gruppo di giovani, tra cui la contessina discendente dei vecchi proprietari, occupa i terreni adiacenti per recuperarli alla viticoltura e alla comunità del posto, Adriano inizialmente cerca di farli cacciare, ma poi pian piano si avvicina a loro.


Questo percorso di socializzazione con i giovani, idealisti ma anche pratici e competenti (tra loro esperti agronomi, ricercatori ecc.), è contemporaneamente il suo percorso di riscoperta di sé come padre.


La vicenda giudiziaria che lo vede imputato, e di cui si conosceranno i dettagli solo nella parte finale, lo contrappone alla ex moglie e al figlio adolescente, ma il processo gli interessa solo come occasione per reincontrare, appunto, suo figlio.


Il ragazzo infatti non gli parla più da quel drammatico e misterioso episodio, ma Adriano gli manda ogni mattina e ogni sera il buongiorno e la buonanotte, e lo cerca con delicate attenzioni.


Nel frattempo è proprio con la contessina, Matilde, che Adriano stringe il legame più importante tra il gruppo di giovani.


Matilde è incinta ma non ha alcuna intenzione di metter su famiglia col padre della creatura che ha in grembo, non si sente in alcun modo vincolata dagli stereotipi sociali che la vorrebbero madre angelica accanto a un uomo che la protegga.


Anzi, dichiara proprio che il padre non serve.


E così questa amicizia con Matilde lo induce quasi inconsapevolmente a un cambio di atteggiamento nella sua propria vita.


Dopo che Adriano ha aiutato Matilde a partorire in casa, la rinascita è compiuta anche per lui, che nelle dichiarazioni finali nell’aula di giustizia pronuncia un discorso che ogni genitore separato dovrebbe ascoltare.


Quei “cinque secondi” che danno il titolo al film, sono un accenno (che avrebbe meritato un approfondimento in più) a domande fondamentali che le persone in condizioni di sofferenza e i loro familiari forse a volte si pongono: fino a che punto vale la pena vivere?


Intenso anche il personaggio interpretato da Valeria Bruni Tedeschi, collega e socia di Adriano, che invece si ostina alla gioia di vivere nonostante tutto.

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